Quando la mattina del 27 aprile 2018, dopo il tradizionale tocco di campana, suonata dal Presidente del Rotary Club Taranto, Girolamo Catapano Minotti, e dal Governatore del Distretto 2120, Gianni Lanzilotti, i ragazzi della Giovane Orchestra Jonica hanno dato inizio all’esecuzione dal vivo degli inni nazionali nella penombra del Teatro Orfeo di Taranto per i tanti rotariani che lo gremivano, la Presidential Peacebuilding Conference 2018 ha preso ufficialmente l’avvio con tutto il suo carico di attese e di emozioni. Attese e emozioni di una “prima volta”, in Puglia e in Italia; prima volta di un evento internazionale di tale portata, con la presenza contemporanea dei massimi vertici mondiali del movimento rotariano: il Presidente del Rotary International, Ian Riseley, e il Presidente della Rotary Foundation, Paul A. Netzel.
Da quel momento sarebbe stato un crescendo. Lo sarebbe stato con la lettura, da parte dell’ottimo conduttore Mauro Magliozzi, dell’elenco dei Paesi dei partecipanti, dal Ghana al Giappone, dal Senegal agli USA, dal Benin all’Australia, dalla Germania al Regno Unito, e ancor di più con l’irruzione festosa dei ragazzi del Rotaract che sventolavano gioventù sorrisi e bandiere.
Poi sarebbero iniziate la ricerca e l’approfondimento, che sarebbero continuate anche nel giorno successivo, affidate ad una serie di tavole rotonde.
La prima di esse, moderata dal giornalista Andrea Garibaldi, e la seconda, moderata dal PDG e Past Rotary International Director, Elio Cerini, avrebbero finalizzato il lavoro delle due sessioni della prima giornata prevalentemente sul tema delle migrazioni mediterranee. Il discorso si sarebbe allargato alle aree problematiche dell’intero pianeta, soprattutto nella prospettiva dell’azione della Rotary Foundation, nella tavola rotonda del giorno 28, moderata dal giornalista RAI Francesco Giorgino.
In effetti, le due giornate tarantine hanno vissuto di questa duplice e altalenante tensione tra l’orizzonte drammatico e emergenziale del Mediterraneo, dove una massa di disperati –fra di essi tante donne e tanti bambini, spesso non accompagnati- sfida il mare e la morte nella fuga dalla fame e dalle guerre più insensate e crudeli, e le tante povertà lontane che in ogni continente condannano altre donne e altri bambini all’ignoranza, alla denutrizione, alla violenza e alla emarginazione, non meno mortali della guerra. Si è trattato di due sottolineature compresenti ma non confliggenti; la prima più prossima alla sensibilità del Rotary italiano, la seconda alla visione globalista della Rotary Foundation.
Senza dubbio, le situazioni sono fenomenologicamente diverse e, tuttavia, le testimonianze di operatori, studiosi, religiosi e responsabili di organizzazioni umanitarie, le hanno ricondotte all’unità problematica di un mondo di contraddizioni, di arretratezze e di miseria umana e sociale, che tutte insieme minano, come ha ribadito Paul Netzel, la “pace positiva”, quella che non è solo assenza di conflitti guerreggiati, ma è quella che si costruisce con la promozione individuale e comunitaria.
Non suoni quindi strano che il Rotary, con le sue Conferenze Presidenziali, veda la peacebuilding, la costruzione di un mondo più pacifico non solo nella pur importante azione diplomatica, ma anche nella più vasta crescita umana, che è fatta di più istruzione, di più salute, di più rispetto, di più accettazione delle differenze, di più sviluppo economico e comunitario. Questo è il modo proprio del Rotary di essere “espressione vivente di sviluppo umano” (Netzel). E nessuno può dimenticare che il Rotary ha la pace nel suo stesso DNA.
Così a Taranto il racconto di tante esperienze concrete (dal Programma “Calmed”, di cui ha parlato il PDG Himansu Basu agli interventi programmati dal Rotarian Action Group for Population & Development, illustrati dal CEO PDG Robert Zinser) si è accompagnato alle proposta di rinforzare la tutela dei minori non accompagnati, allargando all’intera Europa la legislazione in materia dell’Italia e potenziando quella figura del tutor che potrebbe costituire un prezioso strumento per il servizio dei rotariani. Così come ha preso corpo il paradosso, narrato dal PDG Riccardo Giorgino, che vede il mondo assurdamente diviso fra chi vede compromessa la sua salute per mancanza di cibo sufficiente e chi invece compromette la sua a causa dell’obesità.
In tema di emozioni, il punto più alto e puro è stato raggiunto con la testimonianza, sofferta e inquietante, ma intensamente commossa e coinvolgente, offerta dal Pietro Bartolo, il medico eroe di Lampedusa, rotariano e ispiratore del documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, vincitore del Festival di Berlino, che probabilmente vanta il più alto numero di interventi sanitari, ma anche purtroppo di ispezioni cadaveriche, sulla dolente umanità migrante dalle coste dell’Africa verso l’Europa: una narrazione la sua, accompagnata da immagini inedite sconvolgenti – quelle che nessuno ha mai osato far vedere – che ha scatenato nel Teatro Orfeo una standing ovation che sembrava senza fine. Sullo sfondo della sua narrazione, l’esperienza di accoglienza e di umanità di tutta la popolazione di Lampedusa, che lo stesso Bartolo ha definito “rotariana”.
E già, perché questo è il vero Rotary e Taranto ne è stata una testimonianza quanto mai viva e straordinariamente coinvolgente. Certamente chi ha vissuto questi giorni è tornato a casa più che mai convinto e rinnovato nella sua rotarianità.
Angelo Di Summa
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